IL "COMUNICATORE" D'INGIUSTIZIA
  AVARIZIA
 

AVARIZIA

Scarsa disponibilità a spendere e a donare ciò che si possiede.

La ricerca esclusiva dell'avere diventa un ostacolo alla crescita dell'essere e si oppone alla sua vera grandezza: per le nazioni come per le persone, l'avarizia è la forma più evidente del sottosviluppo morale .

                                                      PAPA PAOLO VI

                     

Sin dall’antichità la parola avarizia indicava la brama eccessiva di ricchezza e l’attaccamento esagerato al denaro. La figura dell’avaro (dal latino avarum, stessa etimologia di avidus) è sempre stata argomento di grande interesse di scrittori e poeti, diventando oggetto di scherno e di satira. Con il Cristianesimo l’avarizia entra a far parte dei sette peccati capitali ed ebbe una condanna addirittura metafisica: "Facilius est camelum intrare per acus forarem quam divitem in regnum coelorum" (E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel Regno dei Cieli). Questo pensiero è stato tramandato fino ai nostri giorni: gli avidi sono considerati egoisti, perché usano il prossimo a proprio vantaggio. Non sono solo i ricchi ad amare esageratamente la ricchezza, ma anche la gente povera. Il denaro per queste persone assume un valore fine a se stesso e porta l’avaro a condurre una vita priva di piaceri concreti, dove l’unico obiettivo è accumulare. Il pagano "tirchio" è presente sin dalla mitologia, come nella leggenda di Creso, condannato dagli dei per la sua avarizia a vedersi mutare in oro tutto ciò che tocca.Tutti questi personaggi, attraverso i tempi, portano sempre alla morale che l’avarizia non risolve nulla, anzi riesce solo a creare ulteriori problemi. Nella nostra società siamo circondati da avidi, che quasi mai ci fanno sorridere. Politici, personaggi famosi o gente comune, sono sempre più desiderosi di ricchezze, ma come dice Proust: "Il denaro è lo zero che moltiplica un valore", non vale niente. Non vale la pena di dedicare i propri giorni ad accumulare capitali e non godersi le gioie della vita, anche perché una delle maggiori gioie è proprio spendere.
 

 
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